Started on Luglio 27, 2024

Uno, non toccare le lancette.

Due, domina la rabbia.

Tre, non innamorarti, mai e poi mai.

Altrimenti, nell’orologio del tuo cuore, la grande

lancetta delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle,

le tue ossa si frantumeranno,

e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi.

Mathias Malzieu

C’è stato un tempo del nostro tempo in cui ho implorato la luna per una scintilla della sua algida luce per portartela in dono. Salii nottetempo, trovando appigli nelle stelle e le sussurrai che era per te. L’unica che io abbia cantato, l’unica che abbia davvero contato e che sempre ha fatto nel mio cuore il buono e il cattivo tempo. Ricordi? Tornai in tempo, poco prima dell’alba, per lasciartela sul cuscino, appena un attimo prima del risveglio dal tuo sonno porcino, poi scrissi sul tuo specchio incantato: “Proteggilo questo bagliore, se devi, persino con le lame che ti ho insegnato ad usare. Nascondila fin che puoi perché appena te lo vedranno brillare negli occhi verranno di notte, verranno con torce e forconi a chiedertene dazio, a volerlo per loro, bruciando ogni cosa. Verranno di notte, li vedrai dal balcone di casa, verrano a fartela pagare, quella tua volgare sguaiata felicità. Verranno anzitempo, ancora prima che tu te ne accorga, quindi non perdere tempo. Metti al sicuro quello che conta, questa scintilla, le nostre lettere scritte col sangue. Col tuo, che ho bevuto insieme ai tuoi baci in uno squallido motel. Col mio, quando ne hai dato di nuovo alle mie lacere carni di poeta. Metti in salvo i souvenir del nostro amore bandito. Perché arriverà il momento in cui lo manderanno a morire, come il caduto, con le sue schiere celesti intorno. Colpevole anche lui di non essersi inchinato al destino.” Ora quel tempo tanto temuto è arrivato e non c’è più tempo, per dirti quello che avrei dovuto e fare quello che avrei potuto. Crocifisso al muro, incapace di intendere e di volare, sono morto sotto il temporale nella città che vedi prima di morire. La vera tragedia è che di tempo ora ne avrei da vendere, per camminare con te ogni strada del mondo e darti millemila baci su ogni ponte. Ora che ne avrei di tempo, anche da perdere, per fare e disfare ogni notte l’inventario dei tuoi respiri, sperando in un tempo da lupi per stringerti ancora più forte. Ora nel tuo cuore cannibale ho fatto il mio tempo. Ho fatto di te la regina assente del mio regno in rovina, dove in questi tempi bui ammazzo il tempo cacciando mostri che ammazzano bimbi, e più passa il tempo e più lo faccio a tempo pieno. Non mi cercherai, ma sei lo facessi chiedi nella brughiera, mi chiamano Venator.

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