Started on Luglio 27, 2024


Tu sei cieca e io sono sordo e muto: se la tua mano tocca la mia ci capiremo.” 

Khalil Gibran

Non vedi che il mio colore, tra il fitto fogliame di questa foresta. Rossa, come i tuoi capelli, annodata da incantesimi oscuri e fate crocifisse, ninfe violate prima e impalate poi. Qui, tu combatti e canti. Qui, tu urli il mio nome e incidi le mie lettere su ogni tronco, perché possa un giorno trovarti  seguendo i segni del tuo passaggio, che rapidi i leprecauni mi celano. Qui ti cerco ma non riesco. Perché tu sei cieca mentre io sono sordo e muto. E così vaghiamo, aspettando il miracolo di scontrarci per caso o per fato che declinano la stessa maledizione. Ho sperato nell’attesa come soluzione; passerai magari da qui, ai piedi di questa nodosa quercia, dove ora sono disteso. E così ti attendo. Inciamperai su di me e finalmente cadrai tra le mie braccia. Ma sicuramente, per arcana assonanza, anche tu avrai pensato che e’ meglio attenderci che vagare invano. Forse ti sarai fermata anche tu,  forse distesa come me ora, addormentata sotto il mirto che proprio ieri ho accarezzato. Così rimarremmo sentinelle della nostra e nella nostra solitudine, e al medesimo frullio di passeri vedrai, riprenderemo insieme il passo. E ci incontreremo perché tu cieca,  vedi benissimo il colore ambra del mio cuore ed io sordo, sento fortissimo il battito del tuo.

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