Ho scoperto che il corpo sa cose che la testa non sa ancora

Jaques Lecoq

Questa mia carne è tua. Nutritene perché è tua. Perché è carne consacrata, fibra tremula tra le tue mani inabitabili. Bruciala, perché ti scaldi quando algido ruggisce il gelo. Ardila sul braciere dei tuoi neri occhi immemori. Ascoltala, perché urla nel silenzio di piccole cortesie, nell’immensità di piccolissime dolcezze invisibili, per noi tanto importanti. Usala perché ti appartiene. È lingua crocifissa per il tuo solo vanitoso sollazzo. Per la tua fulgida gloria segreta. Per leggere queste parole nel buio di lunghe notti senza riposo. Percuotila, forte, con le caviglie maestose da puledra, se credi che stia usando vecchie parole per nuove promesse. Lacerala, come e quando vuoi, perché è tua. Perché è cuore consacrato dai tuoi baci che sanno di vino divino, dalla voce del tuo perenne e sordo silenzio tigrato. Affogala, se diviene un peso, perché è ancora d’acciaio e giace ferma nel suo restare immobile con i pori spalancati solo su di te. Umiliala. Graffiala. Usala per darti piacere, estasi o dolore perché è carne da cannone, sotto il giogo dei tuoi mille giochi e così lo sarà fino alla sua polvere. Oppure sposta il veleno che oscura le tue vesti e offusca i tuoi desideri e amala con semplicità, come solo tu, complicata dalla tua discendenza celesta, sai essere. Ma amala piano, senza far troppo rumore, in questo tremore di alberi, perché è carne consacrata. In segreto per sempre a te. Amala sempre, perché anche se non sappiamo cosa farne, siamo carne della nostra carne.

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