Ci sono abissi che l’amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali

Honoré de Balzac

 

Poveri noi. Coi nostri cuori crocifissi in gabbia. Poveri i nostri magri pettirossi seppelliti nella sabbia. Poveri becchi cuciti ad impedirne il canto. Poveri canti, alle lingue legati da mordacci di cuoio per non farci danzare. Povere danze anch’esse magre in questi tempi di ferro. Povero tempo, che contro ci hai giocato. Poveri giochi che da noi non potranno esser giocati. Poveri noi, davvero, con le ali inchiodate. Povere piume da quelle ali strappate, intinte nel nostro sangue versato. Povero sangue, solo questo rimane per graffiare un messaggio per chi verrà a viverlo, questo amore ora inabitabile. Povero amore come me vissuto e morto in un battito d’ali. Ali per fuggire al di là della gabbia della notte. Povera notte, che non ci lascia dormire se non abbracciati. Poveri angeli che a farlo non ci hanno mai insegnato, poveri i diavoli che almeno ci hanno provato. Povere albe che attendiamo disperati. Povera disperazione senza neanche più fiato, che neanche più soffre tanto il dolore versato. Povero dolore di cui mi hai chiesto se ne fossi guarito. No. Non lo sono. Brucio dalla febbre delle isole, brucio nel blu tenebra del colore proibito e ne muoio qui, un po’ ogni giorno di più e non guarirò. Mai. Neanche da morto. Povera morte. Solo una ciocca dei tuoi capelli strappati mi rimane nelle mani, anch’esse morte e scavate. Un cirro che soffiando affido al vento affinché gli metta ali e lo porti lontano. Verso il tuo domani che non mi appartiene. Volaci con le ali, che almeno ti ho donato, in quei cieli tersi che con te avrei per sempre solcato. Si. Vola tu con loro dove io con te avrei abitato. Addio. . Sayonara.

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